Un vino storico riproposto in chiave contemporanea. Fresco, minerale, equilibrato e persistente. Profumi e aromi unici, che regalano a questo vino bianco caratteristiche particolari e nuove rispetto ai vini a cui siamo abituati.

Le uve accuratamente selezionate sono lavorate nel pieno rispetto delle loro caratteristiche: leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio.
Il calice si veste di un bel giallo paglierino dai luminosi riflessi dorati.
Al naso risulta piacevole e abbastanza complesso, apre su note fruttate e agrumate che si evolvono in una piacevole chiusura ammandorlata.
Al palato risulta molto asciutto e poco aromatico; di bella persistenza, stupisce per il suo gradevole equilibrio e la spiccata sapidità.
Asporto: 11€ – Servito: 20€
“La passione per il vino e per la sua condivisione ha da sempre unito Sergio, Massimo e Riccardo, tre amici provenienti da diversi settori e da diversi percorsi professionali, che nell’incontro con il vitivinicoltore-ingegnere Alfredo, hanno dato vita al progetto SanVitis. Un progetto che si pone di riscoprire e di valorizzare un territorio che ha alle spalle tradizioni millenarie e radicate, e poi ancora un progetto che vuole ridare vita alle più antiche varietà vitate autoctone, che rispondo ai nomi di cesanese, bellone, trebbiano e malvasia.
Ai più attenti non sarà sfuggito che il palcoscenico su cui la realtà di SanVitis recita la propria parte è quello delle terre del Lazio, per cui ci troviamo esattamente a San Vito Romano, in provincia di Roma.
Ripartiti tra i territori di Olevano Romano e Albano, gli appezzamenti vitati gestiti dalla cantina arrivano a toccare anche i 45 anni d’età, ma soprattutto sono condotti puntualmente nel massimo rispetto di ambiente, natura, ecosistema e biodiversità, così da arrivare a raccogliere frutti sani, schietti, pregiati e concentrati in ogni più piccola sfumatura organolettica. Partendo da basse rese per ettaro, quella che si persegue è una viticoltura “naturale”, che si prende cura maniacalmente di ogni singola pianta.
In cantina, la filosofia attuata non è molto diversa da quella adottata tra i filari, per cui si inizia con rigorose selezioni della materia prima, per poi proseguire con un bassissimo impiego di solfiti, nell’ottica di sottolineare tutto quanto la stagione e il territorio sono stati capaci di esprimere nelle uve.
Il risultato è dato da vini eleganti, precisi, puntuali e puliti. Dal Cesanese al Bellone, dalla Malvasia al Trebbiano, fino ad arrivare al “Flaminio” (blend di uve a bacca bianca autoctone) tutti i vini targati “SanVitis” raccontano il meglio dell’enologia laziale, regalando calici di qualità e sorsi di assoluto livello: bottiglie tutte da scoprire.